Spesso se ne sente parlare nei documentari naturalistici televisivi oppure, purtroppo, in occasione di eventi drammatici, quali cicloni o tifoni che colpiscono alcune aree geografiche dell'Asia, tuttavia i Monsoni rappresentano un evento climatico consueto, a cui diverse popolazioni ormai sono abituate. Il loro nome deriva dalla lingua araba ed in particolare dal termine "Mawsim" (traducibile in Italiano con "stagione"), per indicare proprio la caratteristica stagionale di questo fenomeno climatico assai particolare. Cerchiamo di capire meglio in cosa consistono.

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I monsoni sono venti periodici e stagionali, la cui direzione si inverte da un semestre all'altro, che nascono dalle escursioni termiche che ci sono tra le masse d'aria continentali e quelle oceaniche.

In particolare, nel periodo estivo, la terra tende a riscaldarsi più velocemente rispetto a mari ed oceani. Di conseguenza, l'aria calda continentale tende ad innalzarsi maggiormente nell'atmosfera, richiamando così quella oceanica, altrettanto calda ed umida. Il tutto fa formare un vento che quindi favorisce un clima particolarmente umido sul Continente ed associato a precipitazioni considerevoli (il monsone estivo).
Un meccanismo simile ma inverso capita invece nel periodo invernale. Infatti, l'aria continentale tende a raffredarsi, mentre quella oceanica risulta essere molto più calda. La conseguenza è che il vento monsonico tende a spirare, in questo caso, dalla terra verso l'oceano, avviando la stagione secca (il monsone invernale). In realtà, fenomeni simili esistono anche in altre aree geografiche della terra, tuttavia nella zona asiatica sono particolarmente accentuati a causa della vastità sia del territorio continentale che degli adiacenti oceani Indiano e Pacifico.

Come si formano e quando? I monsoni influenzano profondamente il clima del subcontinente indiano fino al sud del Giappone, area climatica in cui si distinguono due stagioni principali:

  • la stagione secca che si sviluppa durante l’inverno dell’emisfero boreale. I monsoni, in tal caso, provengono dalle montagne indiane e soffiano in direzione del mare. La stagione secca è caratterizzata da un clima arido e caldo.
  • La stagione delle piogge (estate boreale tra giugno e settembre) caratterizzata da venti monsonici che spirano, al contrario che in inverno, dal mare verso il continente. Le precipitazioni sono così causate dall’aria umida trasportata dai monsoni.

Informazioni utili su questo vento nel continente asiatico

monsoni estivi provocano in generale piogge abbondanti, i monsoni invernali invece determinano un clima freddo e asciutto. Nelle zone colpite dai monsoni ci sono due stagioni, che si differenziano soprattutto per la quantità di piogge e per il tasso di umidità presente nell’aria, generalmente una stagione è secca e l’altra è umida. In base a diversi studi effettuati da climatologi esperti è emerso che questi venti sono provocati dal surriscaldamento della terra e dalla temperatura fredda dell’oceano.

E’ importante sapere che dal mese di marzo al mese di giugno il vento si arresta e in questo periodo il clima è molto torrido. In linea di massima il mese più caldo è giugno, periodo in cui anche l’agricoltura risente molto del clima e i campi tendono a inaridirsi. Nelle zone che si trovano nel sud -est dell’Asia gli inverni sono mediamente caldi e c’è poca umidità. Nelle zone del nord-est i mesi invernali sono asciutti perché il passaggio dei venti provenienti dalla parte centrale dell’ India è bloccato dalla catena dell’Himalaya, che svolge una vera e propria funzione di barriera protettiva.

Spesso in queste zone le temperature possono essere molto alte. E’ importante sapere che quando i venti soffiano dalla penisola verso l’estremità, assorbono umidità dal Bay di Bengal e causano piogge torrenziali che spesso durano per mesi. Quando si decide di partire per una località lontana è bene informarsi se la zona è interessata dal fenomeno dei monsoni e quali condizioni climatiche e meteorologiche si rischiano di incontrare durante il periodo di soggiorno.

Infatti, risulta particolarmente importante, per quei turisti che desiderano visitare le aree del Sud-Est asiatico e dell'Indocina (quali India, Bangladesh, Vietnam ed altri), partire in periodi adeguati ed evitare invece quelli in cui i monsoni possono provocare eventi atmosferici estremi e pericolosi, quali appunto tifoni o cicloni, come detto. Notizie possono essere raccolte facilmente sia su siti internet affidabili che dagli operatori delle agenzie di viaggi, naturalmente in fase di preparazione del viaggio stesso.

Una vacanza col giusto clima: viaggio in aereo nella stagione delle piogge

Solo dopo aver recepito tutte le informazioni utili è possibile capire se la stagione della zona in questione permette di trascorrere una vacanza ideale e se eventualmente è preferibile portare in valigia alcuni capi di vestiario piuttosto che altri. La terra di Cherrapunjee, conosciuta anche con il nome di Cerrapungi, in Asia orientale, è la zona più piovosa della Terra, da recenti rilevazioni è emerso che in questa località, cadono circa 12 metri di pioggia l’anno.

Com’è stato già detto in precedenza questi venti provocano piogge abbondanti nel continente asiatico, ma anche in altre zone della terra, come la Somalia, il Golfo di Guinea, l’Australia, Il Golfo del Messico, alcuni paesi dell’Europa, le coste del Venezuela, alcune zone della Penisola Iberica e della Russia settentrionale.

Tradizioni e curiosità legate ai monsoni

Le popolazioni abituate a convivere con la periodicità dei monsoni hanno cercato di comprendere questo fenomeno naturale e di inglobarlo nella propria quotidianità e cultura popolare, giustificandolo o venerandolo attraverso riti, tradizioni, curiosità e festività per imparare a conviverci.

In Tailandia, per esempio, si celebra a maggio – il mese che anticipa l’arrivo dei monsoni – il festival dei razzi (Gnan-bun-bon-fai). I contadini, in particolare, creano dei fuochi pirotecnici giganteschi da lanciare verso il cielo che scoppiano come tuoni come richiesta e invocazione di piogge abbondanti. Il periodo dei monsoni coincide anche con il riposo dalle attività agricole e quindi è il pretesto per “festeggiare” il riposo. Sempre in Tailandia, i tre mesi più intensi della stagione monsonica sono vissuti dai monaci buddhisti all’interno dei loro monasteri trascorrendo il tempo in studi e meditazione ed è anche il periodo delle nuove “ordinazioni”.

In India, nello stato del Jaipur, si festeggia l’arrivo dei monsoni con la festa del Teej, una festa delle donne e per le donne “presieduta” dalla divinità Parvati. L’immagine della divinità sfila per due giorni in processione tra file di donne riccamente vestite, truccate e decorate che ballano e cantano lodi alla dea, accompagnate da musicisti o che sfilano a dorso di elefanti, cavalli o cammelli.

In Myanmar (o Birmania) vi sono diverse festività e ricorrenze legate all’arrivo dei monsoni come la Festa dell’acqua che celebra l’inizio del nuovo anno birmano (Maha Thingyan), mentre la fine della stagione si celebra il Festival del plenilunio di Thadingyut. Una bella cerimonia buddhista si svolge sul Lago Inle ed è il Festival Punge Dawu, noto anche per la coloratissima e rinomata fiera delle orchidee.

Cos’è la foresta monsonica

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Una caratteristica delle aree monsoniche è la vegetazione che le caratterizza. Si definisce, infatti, foresta monsonica un particolare tipo di foresta pluviale tropicale delle aree climatiche particolarmente umide e caratterizzate da differenze stagionali. Questo particolare bioma non è tuttavia contemplato come formazione vegetale a sé stante, ma viene inglobato nella classificazione più ampia e generica di “Foresta arida di latifoglie tropicali e sub-tropicali”, tra cui rientrano anche le giungle propriamente dette. La giungla caratterizza alcune aree geografiche comprese in Asia tra India, Sri Lanka e Cina, in Africa Orientale e Occidentale centrale, in Australia e nel Nord-Est del Brasile. Questo tipo di foresta presenta due macro-tipologie climatiche: in inverno e primavera, il clima è caldo e asciutto – sebbene le riserve di acqua del suolo non si esauriscono quasi mai completamente – mentre in inverno e estate prevale il clima di piogge torrenziali che durano mesi e che sono generate dai venti monsonici che spirano dagli oceani. Il primo studioso a coniare l’espressione “foresta pluviale” per intendere la giungla e la vegetazione tipica delle zone colpite dai monsoni è stato Andreas Schimper nel 1898, un botanico ed etologo tedesco. Quella che fino ad allora si indicava come giungla o foresta vergine, viene denominata scientificamente come foresta pluviale che ha al suo interno ulteriori classificazioni e declinazioni, tra cui quella ancor più specifica di “foresta monsonica” che indica opportunamente la vegetazione tipica delle regioni monsoniche.

Autore: Enrico Mainero

Immagine di Enrico Mainero

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